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Darnas & Comedoni

Proprio dove il tempo aveva posato le sue radici, affondato i suoi battiti, proprio li, si narra di un giovane uomo.

Comedoni era il suo nome.

Comedoni viveva, tra molti suoi simili, nella terra di Ataniac, terra di fuoco, di aria, terra e acqua, terra di passione e di lava incolta, fiumi e mari che lineavano i suo contorni, aria e odori di vita inebriavano ogni respiro e poi lei, la madre terra, dal suolo dava vita a tutto, lo stesso suolo dove il tempo posò le sue radici.

Comedoni aveva un dono, dove gli altri veneravano, lui Amava.

La sua capacità di amare era pari alla profondità degli abissi del mare, cosi grande da rendere fragile ogni suo passo.

Si narra che lungo le coste di Ataniac, quando la luna nascesse, la notte apparisse una giovane fanciulla, di una bellezza tale che le parole non bastavano a descriverla.

Dapprima le sue mani fuoriuscivano dall’acqua, lentamente e bella più che mai, il suo corpo, bagnato ed illuminato dalla luna, tessesse con la sua bellezza pura ed immensa, il desiderio nella mente degli uomini.

Il suo nome era Darnas, figlia e pura dea della Luna.

La sera, le coste si riempivano di uomini di tutte le età, bambini, fanciulli, eppur vecchi, nessuno poteva resistere a tale bellezza, continuavano a venerarla per tutta la notte.

Comedoni, rimenava in disparte, nascosto tra le rocce e alberi immersi, preferiva amarla a proprio modo…cosi, in silenzio.

Col tempo gli uomini iniziarono a costruire statue, immensi templi, addirittura torri altissime.

Costruivano durante il giorno, tralasciando lavori e famiglie. La notte si tornava ad adorarla, pregarla, chinandosi a Lei.

Nemmeno i fratelli di Comedoni erano da meno, la notte erano li a venerarla, dimenticando tutto e tutti.

Comedoni lo sapeva, e il suo silenzio lo gridava forte. Non avrebbe mai osato desiderare ciò che presente era nella mente dei loro fratelli.

In cuor suo, il giovane continuava ad amarla, e mentre gli uomini costruivano templi, torri di cemento, lui preparava dentro di se un luogo limpido, tenero e dolce dove desiderava Lei si posasse.

Un enorme stanza che forte batteva, rossa e piena di passione, calda come il fuoco, tenera e pulita come l’aria, limpida come l’acqua e fertile, piena di linfa come la terra.

La adornò di girasoli, piume e pietre preziose.

Tremava nel farlo e il timor che fosse cosa errata scaturiva paura e insicurezze…Ad ogni ornamento che dentro teneva, poggiava davanti l’ingresso un enorme pietra, erano tanti gli ornamenti ma altrettante erano le pietre, quasi a barricare tutto, credeva

che cosi , immune fosse alla tentazione di amarla più di quanto non facesse, immune fosse a lasciarla entrare.

Darnas, non era solo bellezza. Dentro di lei scorreva il sangue della Luna, era divinità fatta Donna; carne e spirito plasmati con forza, coraggio e pura umiltà le davano vita.

Darnas poteva vedere al di là degli occhi, sapeva leggere al di là delle scritture, e sapeva amare al di là degli uomini.

Ogni notte, lasciava che gli uomini la venerassero ma sapeva di Comedoni, sapeva di ciò che faceva, sentiva ma nonostante ciò non capiva il perché eppure era un uomo come tutti gli altri, ma nonostante ciò, dagli altri si teneva lontano.

Comedoni, ogni notte, da dentro quel muro che creato si era nel più piccolo spiraglio la osservava, si batteva forte al petto, quasi a voler fermare quel battito, quel battito che incessantemente era sempre più forte.

Si narra che una notte, Darnas non apparve, rimasero tutta la notte, gli uomini, ad aspettarla.

Immaginate lo sconforto, dispiacere ed agitazione a tale evento. Che mai la loro Dea li avesse abbandonati? Lasciati al loro destino?...

Quella notte, Darnas, poso la sua mano su quel muro di pietre che con tanta paura Comedoni aveva costruito. Lui da dentro poggio la sua mano, quasi a voler sfiorare la sua, ed in quell’istante, il muro crollò. A tal avvenimento, il giovane rimase impietrito, ma Darnas, che fino ad allora aveva sempre tenuto la testa alta, come una Dea avrebbe dovuto, abbassò il suo sguardo e piano verso il giovane si avvicinò.

Le loro masi si posarono l’una sull’altra, s’intrecciarono, si strinsero e non vollero più lasciarsi.

I loro sguardi dal basso iniziarono a salire, l’uno verso l’altro e mai nessuna cosa fu più bella di quel momento.

Quel muro forte e possente, buttato a terra dal puro Amore.

La Luna sorrideva, mentre i corpi dei due giovani si plasmarono in un’unica essenza, dando forma alla sola cosa per cui valga la pena esistere, l’Amore.

Rimasero cosi per tutta la notte, e la Luna donava sicurezza, approvava quell’unione.

Sembrò eterna quella notte, ma troppo breve…nulla è mai abbastanza.

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